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Trattato di Lisbona

E' entrato in vigore e questi sono i punti che più interessano la vita dei 65 milioni cittadini europei con disabilità.
Nell'articolo 1 si fa esplicito riferimento a un'unione fondata sul rispetto della dignità e dei diritti umani e sul principio di uguaglianza. Questi valori devono essere comuni a tutti gli Stati membri e a tutti i Paesi candidati all'adesione, in una "società caratterizzata dal pluralismo, dalla non discriminazione, dalla tolleranza, dalla giustizia, dalla solidarietà e dalla parità fra donne e uomini".
Per quel che riguarda gli organi politici dell'Ue, si conferisce al parlamento europeo l’obbligo di esprimere un parere conforme sulle decisioni in merito alla legislazione contro la discriminazione. Ciò significa che il parlamento europeo, sebbene non assurga a organo di codecisione in materia, può usare il suo potere di veto per migliorare una proposta di legge riguardante la non discriminazione.
A livello degli stati membri, invece, si dispone un maggior coinvolgimento dei parlamenti nazionali: ciascuno può, entro otto settimane dall’approvazione di una proposta, formulare un’opinione motivata in cui dichiara le ragioni per cui la proposta non gli sembra rilevante.
Ma non sono solo gli organi politici a livello europeo e di singoli Paesi ad acquisire maggiore rilevanza: il trattato infatti prevede formalmente il principio di democrazia partecipativa. Le parti interessate dai processi decisionali verranno consultate e verrà istituito un dialogo permanente con la società civile e con le organizzazioni che rappresentano le diverse categorie di cittadini dell’Unione, inclusi ovviamente i disabili. Tali consultazioni sono obbligatorie per tutte le aree su cui l'Ue è competente.
Il trattato impone alle istituzioni europee di costruire un dialogo "aperto, trasparente e regolare" con tutte le parti sociali, le associazioni, le chiese, le organizzazioni non confessionali e la società civile (Art. 8 e 8B). Un altro diritto molto importante sancito dal trattato di Lisbona è il diritto di iniziativa legislativa da parte dei cittadini: se un milione di cittadini da un numero congruo di Stati membri avanzano una proposta legislativa, la Commissione deve presentarla, ovviamente se la proposta ricade nelle aree di competenza dell'Ue (Art. 8B).
Un ulteriore punto che interessa molto i disabili è contenuto nell'articolo 19 del trattato, che rimpiazzerà l'attuale art. 13, e prevede esplicitamente che uno degli scopi dell'Ue sia di combattere la discriminazione nella "definizione e implementazione di tutte le sue politiche e attività". Inoltre viene istituita una clausola generale e orizzontale in cui si assicura che, nel definire e attuare le sue politiche, l'Ue promuova un alto livello di occupazione, una protezione sociale adeguata e la lotta all'esclusione sociale.
Infine due strumenti utili per le organizzazioni che rappresentano le persone con disabilità da un lato e per i disabili in prima persona dall'altro, sono da una parte il metodo di Coordinamento Aperto (Omc) e dall'altra la Carta dei Diritti Fondamentali. L'Omc è stato esplicitamente introdotto nell'Art.140 del trattato e fornisce un nuovo quadro di cooperazione tra gli Stati membri per far convergere le politiche nazionali al fine di realizzare obiettivi comuni in aree quali il lavoro, la protezione sociale, l'istruzione e la sanità, tutti settori di particolare interesse per i disabili. La Carta dei Diritti Fondamentali, infine, viene introdotta dal Trattato nella legislazione europea, così da permettere la creazione di nuovi meccanismi per generare solidarietà e assicurare una maggiore protezione ai cittadini dell'Ue. Le norme della Carta avranno forza legale vincolante e i diritti in essa sanciti possono essere fatti valere davanti alla Corte di Giustizia Europea e ai tribunali nazionali.

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